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martedì 31 gennaio 2012

La guerra di B&B, divorzio all’italiana

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Bossi & Berlusconi non gliel’hanno fatta. Alla fine anche i grandi amori crollano sotto il peso degli infiniti battibecchi che, giorno dopo giorno, vanno a sostituire dolci frasi d’amore e comunione d’intenti. 

Il divorzio tra Bossi e Berlusconi è ormai nell’aria. E qui non si tratta di una questione di sentimenti finiti, ma della fine di un rapporto accompagnato da rivendicazioni, scorrettezze e invettive senza esclusione di colpi. Una sorta di resa dei conti, un "tramonto coniugale" che si alimenta con nuove fiamme che portano il nome di Mario Monti e Roberto Maroni

Le premesse ci sono tutte. A nulla possono gli "ultimatum" che Bossi lancia a Berlusconi per salvare il loro idillio. Berlusconi è invaghito di Monti e Bossi, geloso, non perdona. E la gelosia, si sa, non è mai buona consigliera. E allora giura di far capitolare la Giunta regionale lombarda pur sapendo che queste sono “minacce” vane, perché con Maroni a fare da terzo incomodo, il Senatur sa che non è più lui il padrone di casa Lega. Dal canto suo, Berlusconi sacrificherà Formigoni pur di restare sotto le coperte insieme a Monti. Il caro Silvio è in caduta libera, lo dicono i sondaggi. Non può togliere la fiducia a Monti e far piombare l'Italia nel rischio concreto di default. Chi glielo perdonerebbe? E mentre i maroniani aumentano sempre di più, il fischiato Bossi perde terreno. Allora scalpita, s’infuria, alza il tiro, cerca il contropiede invocando elezioni anticipate, dandosi da solo una martellata sui gioielli di famiglia, perché se nel frattempo dovesse accadere il “miracolo” tanto atteso dagli italiani della riforma elettorale, addio Lega anche in Lombardia.  

E così siamo al triste epilogo di una storia d'amore. E chissà, forse siamo anche alla fine della premiata ditta B&B (Berlusconi & Bossi) che un giorno, pur di portarci al baratro, si erano incontrati per “fatal combinazion” e, con buona pace di tutti, si erano pure tanto amati. 

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lunedì 23 gennaio 2012

Bossi e Maroni, parenti serpenti

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Fra un "Berlusconi molla questo Governo o ti molliamo noi…”, e un "Monti fuori dai c…" si chiude il comizio di Milano del Senatur, mentre un muto e ignorato Roberto Maroni fa bella mostra di sé vicino al palco. Dice male alla famiglia del Carroccio, fatta di parenti che in pubblico si abbracciano e in privato si pugnalano alle spalle. Parenti serpenti che ben rappresentano quel microcosmo un po' provinciale che sa diventare molto "velenoso" quando si tratta di interessi e potere. 

Ed è così che le parole di Bossi, fra fischi, fiaschi e omini verdi infuriati, risuonano come un patetico canto del cigno. Come stride con la verità quella foto in prima pagina sulla Padania che mostra i vertici della Lega Nord che sfoggiano un bicchiere di vino e un sorriso a detti stretti che pare un ghigno! 

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I leghisti, inconsapevoli per finta, provano a invocare un congresso con la speranza (ormai vana) che con nuove pedine e nuovi slogan, si possa ritornare ai vecchi fasti. Purtroppo per loro (e per fortuna per noi), sembra proprio che mala tempora currunt per il Carroccio! E non solo per i fischi indirizzati al Verde leader e le minacce di "cucinare" al cartoccio il “trota”, ma anche perché, dopo che con il suo noto fare educato e galante, il Senatur ha chiamato “terùn “ il presidente Napolitano, molte città italiane (da Verona a Bari passando per Vicenza, Bassano, Brescia, Trento, Milano, Roma e Napoli) hanno raccolto firme per depositare una denuncia nei suoi confronti.

Speravano che ci rompessimo, invece io li ho riuniti tutti e si sono dati la mano e questo è il vero segnale di unità", dice il Senatur mentre nega la parola a Maroni. Ma che bella unità. Si azzuffano, si spaccano, si odiano, si minacciano. E mentre Bossi dice "li ho riuniti tutti", Bobo pensa a una nuova Lega e Maroni, barbaro e sognante ammicca alle sue truppe per portare il suo esercito sotto un’altra padana bandiera.

senatur,terùn,napolitano,bossi,lega,maroni,berlusconi,milano,carroccio,comizio,fischiDividi et impera dice lo stratega! In questo caso, però, si vedranno solo le conseguenze del "dividi", perché dell’“impera” non potrà godrà nessuno: la Lega si sta sì polverizzando, ma solo per colpa di una violenta implosione interna destinata a non lasciare nè traccia nè scettro. 

venerdì 22 luglio 2011

Bossi su, Bossi giù: largo al factotum!

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Bossi in silenzio. Bossi operato alla cataratta. Bossi in difficoltà. Di tutto un po’, ma una cosa è certa: la Lega non è più prona ai desideri del Cavaliere.

Da adesso in poi, tutto verrà discusso e ridiscusso cogli emissari del popolo padano; il quale ultimo, ormai è evidente, non sopporta più Berlusconi. E intanto Maroni, zitto zitto, si precostituisce una maggioranza all’interno del proprio partito. Contro Bossi? Forse no, ma sempre di maggioranza si tratta. Il Ministro dell’Interno ha dimostrato, votando e facendo votare per l’arresto del deputato Pdl Papa, che può mettere in crisi quella che Berlusconi pateticamente ancora definisce una maggioranza di governo molto solida. Buon per lui che ancora ci crede.

Un giorno dopo l’altro” diceva Luigi Tencola vita se ne va, e la speranza ormai è un’abitudine”.

lunedì 13 giugno 2011

Referendum. Adoro quel 57% !

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Ebbene Si! Raggiunto il quorum! Ci hanno provato fino alla fine a boicottare il Referendum. L’ultimo Maroni, che con un comportamento davvero poco ortodosso per un Ministro degli Interni , ci ha provato con un mezzuccio da quattro soldi: ha diffuso, qualche ora prima della chiusura dei seggi, la notizia che il quorum era stato raggiunto in base alle proiezioni dei propri tecnici.

Ma un Ministro degli Interni della Repubblica non parla se non a voto ultimato, sapendo perfettamente che con le proprie parole può invitare a non andare a votare. Ma quello che è fatto è fatto. Gli Italiani hanno scelto in massa e in maniera inequivoca che non vogliono il nucleare, non vogliono la privatizzazione dell’acqua, non vogliono  l’impunità del Presidente del Consiglio. Punto e a capo.

referendum, quorum,maroni,ministro interni, impunità,presidente del consiglioOra staremo a vedere cosa inventeranno i legulei del Presidente Berlusconi per vanificare, come spesso è stato dopo i referendum, ciò che la gente ha deciso. Magari una prescrizione brevissima, chi lo sa. Confidiamo nell’altro  baluardo della Costituzione oltre al popolo: il Presidente della Repubblica: sta a lui ora vigilare che non si cambino, per l’ennesima volta, le carte in tavola.