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domenica 21 luglio 2013

PD, veterani allo sbaraglio

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Ai dilettanti, di solito, si perdonano la goliardia, l’inesperienza, l’errore umano. Ma, con tutta franchezza, non ci sentiamo di affermare che Letta, Renzi, Epifani e Company siano dei dilettanti. Hanno portato il PD allo sbaraglio, questo è certo, ma, da veterani della politica quali sono lo hanno fatto scientemente.

E così, mentre Alfano prende tutti quanti per i fondelli con i suoi "io non sapevo…perché non c’ero"; "e se c’ero, non vidi"; "e se vidi non sentii"; "e se sentii…nulla capii", sulla vicenda "Kazaka", la politica italiana mette in scena un’altra operetta. L’impavido Renzi s’infuria e imbraccia lancia e spada. "Alfano a casa" –tuona – "altrimenti…". Altrimenti cosa? "Altrimenti…faccio quello che fecero altri cavalieri del PD senza macchia e senza paura che prima di me s'infuriarono…". E cosa hanno fatto? "Nulla…si sono ritirati in buon ordine e , all’uopo, piegati a 90° davanti alle altrui scelte…".

Così il PD salva Alfano, che a sua volta mantiene incollato alla sua poltrona Letta che onora gli impegni presi con il governo di cotante “larghe intese”. E tutti insieme, al fin, salvano Silvio Berlusconi.

Eh sì! Cari ex companieros del PD, ha ragione Hobbs, autore della lungimirante vignetta qui pubblicata, la vostra fine sembra essere ormai segnata: morirete tutti felici e... berlusconiani!

sabato 11 maggio 2013

Brescia, Pdl fra fischi e lazzi

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Non tutte le ciambelle riescono con il buco e questa volta nell’organizzare della manifestazione del Pdl a Brescia contro i giudici che vogliono “eliminare” Berlusconi, qualche défaillance c’è stata. Il pubblico era distratto o mal pagato perché le ovazioni pro Silvio sono state soffocate dai più rumorosi fischi, ed è stata bruciata anche una bandiera del Pdl.

Le ultime news su questa giornata bresciana pidiellina, peraltro tanto annunciata, raccontano che almeno la metà dei manifestanti erano dissidenti che hanno attaccato in malo modo Brunetta, Santanchè, Alfano e lo stesso Berlusconi. Da parte sua, quest’ultimo non ha trovato nulla di meglio da dire che i Magistrati onesti non hanno nulla da temere. Bontà sua! Ecco servito un altro illuminante concetto a metà fra una visione personale dello Stato e una di onnipotenza.

Certo è difficile pensare che a richiedere un governo di pacificazione nazionale sia proprio chi è specializzato nelle spaccature e nelle divisioni. Pretendere che Berlusconi sia il garante della riunificazione civile e politica di pezzi della nostra Repubblica, è come incollare i tasselli di un puzzle con la vasellina. Ma tant’è! Questa è l’Italia, il Paese dove è possibile tutto e il contrario di tutto, anche che un Ministro degli Interni vada bellamente a manifestare contro un altro potere di quello stesso Stato di cui lui è rappresentante: quello della Magistratura.

lunedì 19 marzo 2012

Bossi giù, Di Pietro su e Radicali desaparecidos

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Di Pietro supera Bossi, almeno per quanto riguarda il reddito dichiarato. Il Senatur ha dichiarato un reddito imponibile di 124.871 euro e Di Pietro di 182.207.

Sono online sui siti istituzionali i patrimoni del 32,38% dei politici. Difficile resistere alla tentazione di darci un’occhiata, giusto per farsi venire un attacco di bile. Manco a dirlo, il Paperon de’ Paperoni, rimane sempre Berlusconi che rispetto allo scorso anno vede aumentare di ben otto milioni il suo reddito (40.897.004 euro lo scorso anno e 48.180.792 nel 2011).

Due le cose che saltano agli occhi e che fanno anche un po’ (amaramente) sorridere. La prima e che Umberto Bossi lo scorso anno dichiarava 167.957 euro, quindi, il suo reddito è in calo (circa 43 mila euro in meno), mentre l’ammontare dichiarato quest’anno dal fondatore di Italia dei Valori è il lieve rialzo (circa cinquemila euro in più). E questo gli basta per trovarsi un gradino avanti anche ad Angelino Alfano che di euro al fisco ne ha denunciato “solo” 169.317, e per meritarsi la palma del più ricco leader di partito. Al terzo posto si classifica il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa con 144.373. Seguono il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (136.885) e il leader di Api, Francesco Rutelli (131.262). Agli ultimi posti della classifica si piazza invece il numero uno della Lega, Umberto Bossi con 124.871. Meno di lui, il vice presidente di Fli, Italo Bocchino (119.529) e Pier Ferdinando Casini (116.986).

115082089.jpgLa seconda cosa "sorprendente" è che fra i tanti senatori che mancano all’appello, in prima fila troviamo proprio i rappresentanti dei Radicali che, oltre ad essersi battuti da sempre per la trasparenza dei conti dei due rami del Parlamento, hanno insistito affinché anche i politici facessero un passo in avanti. Com’è vero che, di solito, chi predica bene, finisce sempre per razzolare male…