Ma che ha detto a Pontida il Senatur?
Titola oggi Panorama “Tanto tuonò che NON piovve”, e mai titolo fu più azzeccato. Ma come a Pontida non ci doveva essere la “svolta”? E dov’è finito l’ultimatum a Berlusconi? Non abbiamo mai pensato che la cultura si trovasse bene a suo agio in casa leghista, ma pur non conoscendo bene il significato del termine “ultimatum”, il Senatur ha capito bene che questa parola oltre ad attirare i media, può essere bene usata per nascondere strategie e tecniche di potere che si rivelano essere gli esatti opposti del significato della parola stessa. E in politica, sempre più spesso, si dà l’“ultimatum” per alzare il tiro e aumentare le richieste. Un modo elegante per fare velate minacce di ricatto che alla fine non si ha intenzione di rendere concrete mai. Anche perché, nel caso di Bossi, mettere in atto le sue "presunte" minacce, significherebbe rinunciare alla classica gallina dalle uova d’oro. Sarebbe come dire “per fare un dispetto a te, mi taglio…i gioielli di famiglia”.
Allora ecco che per accontentare la folla “padana” si barcamena fra una minaccia e un consiglio; una promessa e un’invettiva; una parolaccia e una pacca sulla spalla. Alla fine cosa ha detto di concreto? Nulla di nuovo rispetto a ciò che dice sempre. E per quanto riguarda i tempi, li fissa ma a babbo morto, sapendo che difficilmente troveranno concretezza. Così fa l’elenco della spesa: entro due settimane l’approvazione in Consiglio dei Ministri della riforma costituzionale con approvazione definitiva in Parlamento entro quindici mesi e approvazione in CDM del decreto legge sulle missioni militari; entro trenta giorni taglio dei costi della politica, attivazione delle procedure per maggiore autonomia delle Regioni, riduzione bollette energetiche, riforme del patto di stabilità interno per Comuni e Province, finanziamento del trasporto pubblico locale, prime norme per l'abolizione delle misure vessatorie di Equitalia; entro sessanta giorni approvazione della metodologia per la definizione dei costi standard da applicarsi alle amministrazioni dello Stato; entro l’estate 2011 approvazione in CDM della proposta di legge della riforma fiscale con approvazione definitiva in Parlamento entro la fine dell'anno; entro l’autunno 2011 soluzione definitiva del problema quote latte e degli aspetti contributivi del comparto agricolo.
Insomma, Bossi vorrebbe che si realizzassero i sei mesi ciò che non è stato fatto in circa sedici anni. Che cosa succederà se il suo “ultimatum” non sarà rispettato? Nulla. Tireranno a campare con buona pace di tutti. Poveri padani! Forse ce lo avranno pure duro, ma di certo non si accorgono di quanto se lo pigliano nel…!!!
Ottimo articolo.
RispondiEliminaVe la ricordate RAI 2 a Milano,tanto propagandata dalla lega;bene
a Milano non e' arrivata nemmeno una scrivania di RAI 2.
Patacche,Patacche,Patacche.....
Grazie...e per il resto che dire? Patacche..come loro...
RispondiEliminaCordialmente
Eleonora