L’ONU ha deciso che il 20 Marzo deve essere la giornata dedicata alla felicità, ma con tutta la buona volontà, diventa difficile essere felici di questi tempi, fosse anche per un giorno solo.
Quando si è felici? Bella domanda. Forse quando ci si sente appagati. E quando ci si sente realmente appagati? Forse in qualche raro, effimero momento. Ma essere felici per un intero giorno è un’impresa epica. Siamo felici quando nostro figlio ci sorride, ma dura un attimo: appena lui si gira risuona nella nostra testa il bollettino dei tanti disastri che ci aspettano appena varcata la soglia di casa. Nel tragico elenco c’è un lavoro da trovare, l’Equitalia da accontentare, l’assicurazione da pagare, il governo da inventare, i Grillini di inseguire, Bersani da consolare, la crisi da sopportare, il crollo da sistemare, l’alluvione da arginare, il maltempo da bestemmiare, le ansie da sedare, le barbarie da piangere, le guerre da condannare, il Pil da rincuorare, il fallimento da evitare. Ogni giorno si combatte, si soffre, ci si dispera per i tanti disastri annunciati e confermati. Siamo arrivati al fondo di un baratro dal quale risalire sembra essere impossibile. Certo, per un giorno solo si potrebbe non pensare ai mali del mondo e far finta che vada tutto bene, uscire per strada con un sorriso da ebete stampato sulla faccia, salutare tutti, saltellare e danzare sotto la pioggia. Ma perché dovremmo farlo? Perché è il giorno dedicato alla felicità? Perché dobbiamo accontentare l’ONU che ci vuole felici a comando? O perché, non potendo trovare soluzione ai nostri affanni, è meglio far finta di nulla e riderci sopra? Beh! Anche questo sarebbe un modo per onorare questa giornata: felici a prescindere e nonostante tutto…Peccato che domani ci sarà sempre quel mutuo da pagare.
Nessun commento:
Posta un commento