lunedì 15 ottobre 2012

Formigoni, la caduta del Celeste impero

roberto formigoni, celeste, lega, impero, regione lombardia

Ebbe a dire William Blake "Non c'è più impero! Ora cesseranno il leone e il lupo". Sarà davvero così? Davvero se dovesse “morire” Formigoni porterà seco tutti i “Filistei”? Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto il Celeste impero crolla e intorno all’imperatore si fa il vuoto.

Non è stata ancora data una risposta all’atavica domanda: gli imperi cadono per la forza dei nemici, oppure per debolezza interna? Ogni impero, si sa, ha sempre nemici forti, ognuno ogni volta per motivi diversi, molto pericoloso. Perciò è la forza interna che regge un impero. E fino a quando l’imperatore mostra di reggere con la stessa sicumera camicie hawaiane e potere, tutti corrono in suo aiuto. Ma se mostra cedimenti, la forza interna si defila, e all’imperatore restano solo le floreali camicie.

E pensate che la caduta di questo impero di cartapesta, arrivi dopo il rinvio a giudizio per reati di varia fattispecie tra cui la corruzione e il concorso in associazione mafiosa del suo imperatore? Nemmeno per idea. In qualsiasi altro posto del mondo poteva verificarsi questa eventualità, ma in Italia no. L’impero cade perché Celeste è stato mollato da tutti. Ma proprio tutti. Avversari e alleati, compagni di merenda e festini, vacanzieri, partito e perfino la Curia e gli amici di Comunione e Liberazione. Cosa o chi gli rimane? Nessuno. Nessuna forza interna cui aggrapparsi. Certo, ora sbraita, minaccia di far saltare anche le giunte leghiste di Veneto e Piemonte. Parte all’attacco e alza la voce perché sa che è finito.

Perciò non ci sarà da meravigliarsi se, Celeste, un dì tanto amato, pur di non dare soddisfazione ai leghisti, suoi ex compagni di merenda, fra qualche ora, rabbioso e paonazzo lascerà il trono uscendo di scena non con uno spavaldo sorriso, ma con il ghigno maligno di chi, reso impotente, a malincuore depone le armi.

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