Alla ricerca delle mutande perdute! Il mondo va a rotoli, ma Sanremo è sempre Sanremo! Con il suo carico di polemiche, di scandaletti costruiti ad hoc, gara di audience e donne avvenenti che gareggiano a "vediamo chi mostra di più".
Oggi è Belen che, mostrando la sua maliziosa farfalla, fa fermare il mondo alla ricerca delle mutande perdute (a proposito, tranquillizzatevi, perché come si vede nella foto, le mutande c’erano); ieri era Valeria Marini che si presentava sul palco con e senza lingerie. Chi non ricorda il Festival del 1997 dove la Valeriona nazionale mostrava il suo “importante” lato B mentre un Chiambretti intraprendente le volteggiava sopra sollevandole scientemente il vestito?
Siamo un popolo di bacchettoni, questa è l’amara realtà. Bacchettoni noi che ogni anno, puntualmente, ci lasciamo prendere dal vortice sanremese e per una settimana non pensiamo ad altro. L’Italia è in recessione, il lavoro manca, in Grecia si muore? Che importa. Adesso c’è Sanremo! E con Sanremo ieri c’era Benigni, oggi c’è Celentano a sollevare un polverone mediatico che fa gioco a tutti. Fa gioco al Festival perché da questo trae linfa vitale, fa gioco alla Rai che, fingendo contrarietà, incassa il ricavato che uno share insolito del 50% porta nelle sue casse.
In particolare quest’anno lo show del molleggiato, paradossalmente, è tornato utile anche stampa cattolica, che mostrandosi "offesa", è ben felice di affollare le pagine dei giornali e la TV per spiegare quanto è "brava e bella" e soprattutto “utile”. E anche se la Chiesa pretende le scuse dal "re degli ignoranti", in fondo sta solo approfittando dell’occasione per fare un po’ di vittimismo che va bene sempre, ma va ancora meglio adesso, dopo la notizia che per lei è finita la pacchia dell’esenzione ICI.
Quella di Celentano era una provocazione. Solo i polli e i veri manipolatori della comunicazione potevano pensare che davvero intendesse dire che si devono “chiudere” i giornali. Una provocazione costruita ad arte in cui tutti non solo sono caduti, ma ci si sono buttati a pesce dando vita, come al solito, a quella "sagra dell’ipocrisia". Una sagra tricolore che alla fine porta utili a tutti, anche a chi pur non guadagnandoci nulla, almeno per qualche giorno può obliare i suoi problemi, indaffarato com’è a seguire la fiction "Celentano". Al momento c’è solo una cosa che ha priorità assoluta: sapere come andrà a finire. E il resto? Il resto, come il paradiso, può attendere.
E le canzoni? Puro optional. Un piacevole (o meno, secondo i gusti) corollario. Un riempitivo che serve ai cantanti per proporsi o presentare il loro ultimo lavoro e a noi per criticare il vincitore che, come da manuale, non è mai quello che avremmo scelto.