Litigi, tutte le cortigiane di Berlusconi

L’improvvisazione, in politica come nella vita, si paga. Così succede che una deflagrazione devastante sta per esplodere tra le cortigiane del feudo berlusconiano: politiche improvvisate, dalla lingua facile e dalle scarsissime conoscenze e ancor minori esperienze.

Quando il feudatario non è più in spolvero, ciascuna tenta di accaparrarsi quel che rimane degli antichi fasti. Servili e concubine, non passava giorno che non elogiassero smisuratamente le virtù del feudo e del suo dominus, il quale godeva dell’immunità principesca riservata solo a colui che era al di sopra degli uomini e della legge, e sottoposto solo al giudizio di dio (ma forse neppure tanto). Ora le oche starnazzanti del vecchio laghetto, diventato poco più di una mezza palude prosciugata, in mancanza d’acqua reclamano bagni in acqua pulita, sgomitano l’un l’altra nel liquido infido e scuro che rischia di vederle annegare. Perché, come in una nemesi muliericida, scoprono e riscoprono invidie, vecchie antipatie mai sopite, rancori covati sulle sponde tiepide e maleodoranti del laghetto.

Carfagna contro De Girolamo, Lorenzin contro Santanchè, la Biancofiore e la Brambilla contro la Santanchè. E chi più ne ha più ne metta. Fa eccezione la Pascale, fidanzata del feudatario, che riesce a litigare nel castello con Verdini, sostanzialmente cacciandolo di casa: lei litiga con un uomo.

Ma restano improvvisazioni al femminile, esistenti, secondo la logica feudataria, non in quanto donne, ma in quanto femmine: in quota non alle ripartizioni della politica, ma ai voleri del feudatario. E così come siamo soliti ripetere all'infinito che il problema in Italia non è Berlusconi ma gli Italiani che lo votano; allo stesso modo continueremo a ripetere per l'eternità che il maggior nemico delle donne, sono le donne stesse: dei dieci milioni di italiani che hanno votato Berlusconi, più della metà sono donne.