Esodati: 65.000 la quota dei salvaguardati del decreto firmato i primi giorni di giugno; 390.200 il numero reale dei lavoratori in uscita con i piani di ristrutturazione aziendale e che rischiano di restare senza stipendio e senza pensione. Una dimenticanza di 325.200 unità. Una cifra non da poco, soprattutto se si considera che dietro ogni numero c’è una persona, la sua vita, la sua famiglia, il suo futuro.
Ora Elsa Fornero s'indigna, disapprova e bacchetta l’Inps per i conti che non tornano. Dice che la parziale non ufficiale diffusione d’informazioni ha provocato tanto disagio sociale. Già, disagio sociale. Chissà se il ministro Fornero ha piena consapevolezza di cosa significano queste due paroline. Chissà se si rende conto di quanta sofferenza creino in Italia la mancanza di lavoro e la conseguente paura del futuro.
Disoccupati, inoccupati, sottoccupati, sospesi ed esodati formano un esercito che conta più di sette milioni di "soldati" che non hanno voluto né chiesto di combattere una guerra che serve solo a sollazzare generali e generalesse. E se a questo esercito aggiungiamo i loro familiari, ci rendiamo conto che metà della nostra società si ritrova arruolata. Un altro esercito di comparse non pagate chiamate a recitare a soggetto una parte drammatica sotto la ferrea regia di ministri che, esattamente come la Fornero, fanno fatica a scindere il gioco dalla tragica realtà che ci hanno costruito intorno.