Auguri, Presidente Berlusconi per il suo settantasettesimo genetliaco. Non che ci piaccia farglieli, ma noi siamo generosi e lei ne ha bisogno, in ogni caso, e non solo per il compleanno.
Ora Presidente, lei al telefono ha detto "Mi è stato detto che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata". La sentenza è quella del lodo Mondadori, e lei si è lasciato sfuggire la cosa in un fuori onda a La7. Brutta cosa, Presidente.
Il Presidente, quello vero, quello della Repubblica, pare si sia molto risentito per l'illazione. L'ha definita delirante. L'altro Presidente, quello vero, quello della Cassazione, l'ha definita fantascienza. Presidente, in altri momenti avremmo definito il suo comportamento semplicemente schizofrenico, come suo solito; ora no, lei si è infilato in un brutto tunnel, oscuro, dal quale è difficilissimo uscire. Si chiama delirio, Presidente: è quello stato d'animo nel quale cadono le persone che non hanno più nulla da perdere, che si inventano di sana pianta le cose e cercano di convincere gli altri, ma in primo luogo se stessi, che sono vere.
Brutta china, Presidente. Se non fosse che il suo delirio cagiona danni tali al Paese che pure i suoi lacchè adesso stentano a capirla, magari in altri tempi, in altre circostanze, qualcuno avrebbe pure provato a perdonarla, come hanno fatto innumerevoli volte gli elettori nonostante le sue truffe, le sue corruzioni, le organizzazioni dei lupanari e quant'altro. Stavolta, Presidente, immaginiamo che anche i suoi più fedeli zerbini comincino a chiedersi se conviene loro far finta di non capire che sono solo scendiletto senza dignità. Stavolta, anche se la dignità non ce l'hanno mai avuta, adesso faranno finta di averla. Così sta avvenendo. Brutti segnali, Presidente. Nelle sue settantasette sfumature grigio-cenere, in mezzo a quella cenere, covano brutti sogni, quelli che prima o poi riuscirà a sognare tutti insieme quando finalmente finirà di dire che sono settimane che non chiude occhio. Forse, Presidente, è meglio che si risvegli il più tardi possibile, perché quando si sveglierà la realtà sarà molto cruda.
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