Arriva al Quirinale con una "paccata" di fogli il Benigni nazionale e con la leggerezza di sempre, fra una risata e una lacrima, fa una lezione di storia e regala tante emozioni.
Roberto Benigni non poteva mancare alla cerimonia di chiusura delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d’Italia. Con il suo travolgente entusiasmo, il comico fiorentino ha polarizzato l’attenzione di tutti con un intervento corposo e a tratti commovente. Legge alcuni testi dal giuramento della Giovine Italia, ripercorre il cammino dell’Italia unita, parla di Garibaldi, ricorda attraverso la lettura di brani, l’orrore della prima guerra mondiale e il passaggio in rassegna dell’elenco dei nomi dei professori che nell’Italia di Mussolini rifiutarono di aderire al fascismo. Parla delle Leggi razziali “una pagina così nera da essere ridicola”. Insomma, in pochi minuti fa una carrellata della nostra storia partendo da Mazzini per arrivare alla Costituzione italiana.
Benigni alla cerimonia ha portato anche alcune lettere di condannati a morte della resistenza. L’ultima riguarda un ragazzo di ventinove anni che scrive alla mamma “il tuo bambino muore senza paura”. Con la lettura di queste lettere il comico ha voluto ricordare a tutti e, soprattutto, alla platea, che la nostra carta dei diritti è costata così tante lacrime e sangue che violarla, o peggio, tentare di snaturarla sarebbe il più grosso dei delitti. Non a caso il suo intervento si chiude con le parole: "Ci sono bambini che hanno donato la vita per noi. C’é voluta tutta questa morte e quest’orrore perché si potesse arrivare a scrivere queste parole", riferendosi a quelle che oggi, grazie anche a loro, possiamo leggere nella nostra Costituzione.

Nessun commento:
Posta un commento